martedì 20 settembre 2016

Il tempo perso a leggere non ve lo rimborsa nessuno

Quando ho deciso di acquistare questo libro, sapevo dall'inizio che stavo dando credito ad una truffa.
Perché Rizzoli, per farti spendere 15 euro, ha deciso di editarlo con l'interlinea tripla e il carattere 16, e stamparlo su fogli di cartone.
Come si faceva con le tesine delle superiori per tramutare 20 pagine in 60.
Ma questo lo sapevo appena sfogliato, avrei potuto comunque evitare di comprarlo, per rispetto agli alberi, quantomeno.
Ma non ho saputo resistere. C'entra il calcio, certo, ma non Maradona, sebbene il Pibe e le storie che lo riguardano hanno, su di me, lo stesso effetto del nuovo singolo di Madonna per il giovane omosessuale medio.
C'entra il Magico Gonzalez, il leggendario attaccante numero 11 del Càdiz, il più grande giocatore di tutti i tempi, che Marsullo, per sua stessa ammissione, non conosceva, e che io e il mio amico Alban, fanatici rigattieri di tutto ciò che riguarda la storia del pallone, conoscevamo da tempo.
Certe storie noi ce le scambiamo come numismatici senza una vita, la cui pelle ha finito con l'assumere lo stesso colorito delle antiche banconote che adorano.
Le nostre compagne ci odiano, per questo, sia chiaro. Siamo dei nerd del pallone...
Il libro di Marsullo non è un romanzo, tanto per cominciare, anche se, nell'ambiente editoriale, ormai chiamano romanzo qualsiasi cosa, pure gli snack in sala ristoro.
E' un racconto, per scriverlo ci vorrà qualcosa come tre giorni, a essere pigri, per leggerlo, due ore...
Ciononostante, quelle due ore non ve le rimborsa nessuno (da qui il titolo di questa recensione), magari potevate andare al parco e conoscere la persona della vostra vita, o pestare la cacca di un cane, che si dice porti fortuna, sarebbe stato comunque un investimento per il futuro...
La prosa di Marsullo è costellata di frasi fatte, retorica talmente trita che nemmeno più sanguina.
Un "Baricchino" compreso che trovo spesso stucchevole pure l'originale.
Un'altra cosa che proprio non capisco è perché invece di mettere il punto, questi scrittori lo scrivono proprio, a un certo momento del fraseggio, "punto", ma che senso ha?
Non la voglio tirare per le lunghe, ma ci sono rimasto male.
Quando ho comprato questo libro ho chiamato il mio amico di cui sopra, tutto contento che avevo trovato un libro che parlava del Magico. Non mi piace parlare male dei libri degli altri, e sfido a cercare su questo blog altre volte in cui l'ho fatto, ma immaginerete la delusione...
Oggi torno dal mio libraio di fiducia, non voglio certo i soldi indietro, ma magari me lo cambia con qualcos'altro che non ingolfi il poco spazio che ho in libreria...

Pierangelo Consoli.

lunedì 15 agosto 2016

La figlia del piromane







Per quanto si ritenga evoluto
l'uomo
resta un animale da branco
solo 
è stato in grado di rendere 
il branco
apparentemente 
invisibile.


pa.c. 

sabato 23 luglio 2016

Il Totalitarismo al tempo dei Pokemon




L'aggregazione spontanea è stata sempre il peggior nemico di ogni sistema di governo.
Diamo per assunto, non c'è nemmeno bisogno di spiegarlo, che quello in cui viviamo non è un sistema di governo liberale, né, tanto meno, democratico, poiché, solo questo voglio dirlo, dal momento che alla popolazione non è dato decidere nulla di concreto, cadono tutti i principi basilari del Démos Cràtos.
E come tutti i sistemi fino ad ora conosciuti, per auto conservarsi, questo ha bisogno che le persone restino isolate e non si confrontino, poiché lo scambio di idee rischia di diventare sedizioso.
In passato è stato avvertito il problema di separare, controllare, e condannare, l'aggregazione, il che comportava un utilizzo cospicuo di risorse e mezzi, oltre al fatto che si trattava di negare un qualcosa che le persone sentivano di desiderare e la cui negazione era genesi di scontento.
Oggi i governi dispongono di mezzi più sottili.
L'aggregazione non è scoraggiata, ma si dispone che i cittadini abbiano accesso a surrogati assai più semplici da gestire.
Internet fornisce forme di aggregazione governabili e assai più facili da controllare, oggi non è difficile vedere di cosa parlano due persone e archiviare quanto scritto come interessante o inutile.
Non è difficile capire da che parte potrebbe soffiare il vento dell'opinione e correggere il tiro.
Si viene persuasi, quindi, che sebbene sia possibile aggregarsi, che non è vietato, le persone preferiscano non farlo, che trovano, cioè, assai più soddisfacente fare altro, isolandosi e trovando piacere in un intrattenimento interattivo, privo d'interazione reale.
Distrarre le persone è il sistema più semplice per detonarle.
Detto questo, non sarà difficile capire l'utilità del Pokemon Go, ovvero veicolare l'attenzione in un sistema virtuale capace di generare io ipertrofici, acuirne la competizione, e distrarre le persone dalla catastrofe del reale.
Per fare questo è stata utilizzata una tecnologia non invasiva, con la quale le persone avevano già una certa dimestichezza, così da rendere il tutto facilmente assimilabile.
Chiamati ad utilizzare elementi con i quali abbiamo già familiarità, essi non ci sembreranno invasivi, nocivi e sconvolgenti.
Utilizzo, come già prima facevo, un sistema gps, un videogioco, il mio smart phone, solo tutto insieme e in maniera assai più allettante, perché la nuova app mi fornisce uno scopo e una fuga virtuale dalla realtà, aiutandomi a sviluppare estensioni del mio ego le quali sono capaci di cannibalizzare le mie potenzialità sovversive.
L'uomo Social, si rifugia in un mondo solipsistico e asociale, asservendosi ad una distrazione di massa che permette al sistema di controllarlo con grande facilità.

  

giovedì 21 luglio 2016

La banda dei peggiori


1


Lui è Howard il papero. È alto quanto un bambino di cinque anni, ma una volta ha salvato il mondo...
Ho fatto la sua conoscenza intorno al 1988, avevo sette anni. Ho visto quel film decine di volte. È stato un grande amore.
Viene fatto a pezzi quasi ogni giorno, ma poi ritorna...
Lei, invece, è Lolita, in bianco e nero. È rimasta bloccata in bichini, non cambia nemmeno d’inverno. Indossa quello strano cappello a falda larga che sembra un lampadario di schiuma. Ha il leccalecca perennemente tra le labbra, come Maigret con la pipa, e anche se ha dodici anni, - dodici e mezzo - ciancica lei... 
-   dodici e mezzo dal 1955... 
-   stronzo...        
Dodici, o dodici e mezzo, eppure sento che certe volte potrei persino scadere nell’ondinismo, mentre altre, avrei soltanto voglia di spararle una palla in bocca... Purtroppo è come un cromosoma, non c’è modo di eliminarla. Quello che gli tiene saldata una mano sulla coscia, mantenendo uno sguardo da zio traviato, è Wolverine, e credo che non abbia bisogno di troppe presentazioni.
È arrivato relativamente tardi, per gran parte della mia adolescenza mi ero affezionato a Ciclope, poi sono cresciuto, e non so proprio cosa ci trovassi...Wolverine ha gli artigli che gli escono dalle mani e uno scheletro di adamantio. Non è forte quanto Superman, ma non si veste così male... è un cartone animato, certo, come Roger Rabbit.
Il tizio che non lascia in pace la mia chitarra, è Paul è morto.
Ci tiene che lo si chiami così, perché non vuole essere frainteso col fantoccio ancora vivo che lo ha sostituito dopo l’incidente stradale del 1966. Non parla molto, e odia quasi tutto quello che i Beatles hanno fatto dopo. Soprattutto Come togheter...
Il suo peggior nemico è John Lennon, certi giorni apre bocca solo per dire qualcosa di osceno su di lui.
Io adoro Ticket to ride, a lui piace molto I’ m a loser, e proprio perché la detesto, spesso la canta, ma forse vuole solo dirmi qualcosa.
Alle sue spalle c’è Allen Ginsberg, fortunatamente oggi non è nudo, o meglio, sono certo che sotto quell’orrenda salopette di jeans sia senza mutande, ma almeno oggi tiene le bretelle sulle spalle.
È la mia parte creativa, o forse soltanto quella sessualmente ambigua. Disturbo dell’identità di genere, nei manuali la chiamano così. Il vecchio che armeggia, senza successo, con il telecomando della televisione è Armando Cossutta, un acquisto recente. 
Era un membro dell’ala più intransigente del PCI. Uno
 che, se avesse potuto, ci avrebbe felicemente traghettato a bordo di una Volga, tutti a fare un giro panoramico delle isole Solovetskij, lì dove la coscienza dell’occidente è andata spesso a farsi una vacanza. Una volta il mio Armando ha visto Lindo Ferretti alla televisione, il Lindo di adesso, emaciato e stralunato, rapato a zero, credeva fosse uno Zek. Pianse di gioia, credeva ce ne fossero ancora, e ce ne sono, ma pare che non li trattino più così male come allora, ma questa è solo la versione che le Nazioni Unite vogliono sentire, nessuno può esserne certo.
Armando è la mia morale, non credo sia il caso di aggiungere ancora...


mercoledì 4 maggio 2016

scrittore

Avevo sempre un libro sotto al braccio
come un filotto di pane
e di soldi
quei soldi
niente in tasca
e un pensiero fisso che ce l'avrei fatta
non per soldi certo
ma per star più sereno
e avere delle nuove scarpe
per non sentire il dolore dei passi
lungo la strada
avevo sempre un libro nella testa
qualcosa che avrei potuto dire
e fare
con queste mani
ma non ci riuscivo.

sabato 16 aprile 2016

Mitopoiesi della decadenza nella società di massa # 1 Amy Winehouse è un campo di mele bruciate col cherosene.

Vedere Amy Winehouse in questo video,
è come osservare un campo di bellissime mele rosse, dato alle fiamme per far salire i prezzi.
Guardi le spire alimentate con il cherosene, e ti sale la tristezza fino alla gola, per via dello spreco.
La società di massa adora le storie disperate, ne è golosa, ammaliata. 
Se queste, poi, riguardano persone dotate di un talento tale da renderle particolarmente riconoscibili, allora l'appetito cresce fino a volerle ingoiare.
In qualche modo non siamo in grado di distogliere gli occhi dalla tragedia, e sembra riguardarci intimamente, diventa fonte di discussione, di confronto.
In parte è una questione di empatia, ma soprattutto siamo guidati dalla bramosia di trovare un qualche risarcimento, qualcosa che bilanci una dose di fortuna, che forse anche solo inconsciamente, viene avvertita come eccessiva, e che deve essere controbilanciata da un'incapacità di gestione.
Siamo attratti dalla maledizione altrui in maniera truculenta, forse perché nella sconfitta del mito noi possiamo intravedere l'umano.
Tom Waits, credo, ha detto che il pubblico vuole che l'artista scenda fino all'inferno e risalga per raccontare l'esperienza, così da potersi risparmiare il viaggio.  
Amy Winehouse era un'interprete jazz con un talento impressionante, dotata, non solo di una voce struggente, ma anche di un'ottima capacità di scrittura. Non sempre i testi delle canzoni che ci piacciono, ad una rapida traduzione si rivelano tanto pregni di significato...
Nel suo caso era diverso, erano effettivamente in grado di raccontare, non solo la sua vita, ma come sempre accade alle cose d'arte, ci viene regalata la possibilità d'immedesimarci, di sentirci, se non proprio protagonisti, quanto meno vicini al racconto, è qualcosa che comprendiamo, che abbiamo visto da vicino 
Eppure a molti, me per primo, sarebbe piaciuta molto meno se non si fosse buttata via, se non l'avessimo visto con i nostri occhi.
Di settimanale in settimanale, si tramutava in uno spettro con la parrucca.
Restavamo a guardare video come questo, come si osserva un palazzo in fiamme, o l'onda anomala che sta per travolgere un villaggio.
E' spaventoso, ma non riusciamo a distogliere lo sguardo.
Non ritengo che questo atteggiamento della società di massa sia criminale, solo curioso.
Curioso nel senso che viene voglia di riflettere...