mercoledì 20 novembre 2024

 




Alberta era stata vestita come una bambola, come un giocattolo, come qualcosa che non aveva mai avuto una parvenza di vita, un fiato, un corpo caldo e delle parole. Alberta era stata una donna austera, che indossava larghe camicie maschili o grembiuli con le tasche da cui uscivano pennelli sporchi e rinsecchiti, e anche se a volte aveva vuoti di memoria che la paralizzavano e la facevano sentire smarrita e mortificata, ancora riusciva a parlare. Aveva trentanove anni eppure, l’avevano vestita come una bambola, come una sposa, una sposa suicida. Una cosa terribile, una scelta schifosa, e quando ci pensavo, a distanza di così tanto tempo, ancora mi saliva una nausea talmente forte e una rabbia che mi faceva tossire. Era stato l’Ammiraglio a pretendere che venisse sepolta vestita da sposa, forse perché quel giorno rappresentava un ricordo felice con lei, il giorno in cui maggiormente l’aveva fraintesa. Nell’ultimo saluto aveva voluto fraintenderla ancora, offendendola con quel vestito che rappresentava tutto quello che lei non era, e tutto quello che lui aveva desiderato.



Salvarsi la vita

Pierangelo Consoli

Nuova editrice Berti, 2024.