sabato 31 ottobre 2015

MARGUERITE DURAS.

Centinaia di persone affollano i ghetti di accoglienza, il fronte Siriano e una raccolta di racconti sul dolore che non riesce a diventare anacronistica.
 
 


"La lotta contro la morte è cominciata molto presto."
Marguerite Duras non è una scrittrice di frasi a effetto, è una scrittrice di frasi esatte. Ognuna porta nelle note delle sillabe un sordo silenzio.  Le leggi e senti che non c'è altro da aggiungere. Questo è un pregio Hemingweyano.
Il Dolore è una raccolta giovanile, pubblicata dalla scrittrice,su richiesta dell'editore, in età avanzata.
Si parla di quella strana quotidianità delle città sotto le bombe nemiche, le città assediate e le persone che sono costrette a popolarle.
Ci sono lunghe attese di notizie, la ricerca di una vita che si spera non sia stata spenta da qualche parte, al freddo, in battaglia.
Una raccolta come il Dolore non smette mai di essere attuale, purtroppo.
Forse un giorno lo sarà, ma non adesso, non in questi giorni in cui si apre un altro fronte d'assalto, quello siriano, in cui si finge di voler ripristinare l'ordine attraverso il disordine di un cacciabombardiere.
Hanna Arendt ha scritto: "la guerra non restaura diritti, ridefinisce poteri..."
Appare davvero difficile pensare che questa ennesima guerra abbia propositi diversi. Difficile credere che le Nazioni Unite trovino prioritario adesso portare la loro pace in una piccola nazione, la Siria, quando un intero continente, quello Africano, è in lutto da decenni.
Strano come si volle portare la stessa pace in Iraq, pochi anni fa, e in Libia, pochissimi anni dopo ancora, quelle stesse guerre che hanno aperto voragini politiche ed umanitarie. Centinaia di persone oggi affollano i ghetti di accoglienza, assiepati sulle coste, in attesa che gli venga riconosciuto lo status di essere umano.
Marguerite Duras è stata una donna fortissima, ogni giorno, dietro la sua macchina da scrivere, sul fronte partigiano, come spia tra i nazisti. Una donna cui non è stato reso il dono d'invecchiare in pace coi propri ricordi, nata a Saigon, seppellita a Montparnasse, in mezzo troppo bere, troppe sigarette, troppo amore dissipato, un volto sempre un po' triste, anche quando rideva, determinata come Fernanda Pivano, e lo sguardo, la bocca soprattutto, di Edith Piaf. Scrisse: "difficile non è raggiungere qualcosa, ma liberarsi dalla condizione in cui si è..." Forse è per questo che le guerre al mondo non finiranno mai, difficile non è raggiungere uno stato di pace, ma farlo durare, liberandosi del tutto della cadùca condizione di essere umani.

Pierangelo Consoli.

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