lunedì 29 luglio 2013

Animali domestici e Albun bianchi. La strana storia dei Beach Boys e dei Beatles.






C’era un oceano in mezzo, di acqua e di sonorità, un oceano culturale. Oggi diremmo che i Beatles e i Beach Boys sono stati dute tra i più grandi gruppi della storie della musica, ma all’epoca erano solo due tra i più grandi gruppi del mondo. C’è stato un tempo in cui appartenere a questi gruppi significava sana competizione e rispetto. Un po’ come se i Gallagher non ci rompessero le palle con due band praticamente identiche e capissero il significato dei capelli grigi e dei peli sul cazzo, e cioè che la fase dell’adolescenza è finita da un pezzo.
Quando Brian Wilson, leader di quella band famiglia che erano i Beach Boys, ebbe tra le mani Rubber Soul capì che era stanco della musica surf, stanco di scrivere canzoni sul sole della California e  sui tipi da spiaggia. Quello che disse è “voglio fare anch’io una cosa così.” In procinto di partire per il Giappone, per una tourné, comunicò agli altri che non sarebbe partito, che lui restava, perché aveva questo sogno da inseguire, restando fermo, in studio. Brian Wilson era leggermente sordo a un orecchio e per mesi si ritirò a scrivere canzoni, molte canzoni, a giudicare dal prodotto finale. Quando gli altri Beach Boys tornarono, lo trovarono immerso nelle partiture. Lui distribuì i fogli e diede istruzioni. Aveva un’orchestra nella testa, un’orchestra talvolta fatta di sole voci a cappella. In breve incisero uno degli album più influenti e importanti della storia del pop rock, il suono prediletto, quello degli animali domestici, il Pet Sounds, appunto. Quando l’album attraverò quell’oceano finì nelle mani dei Beatles e quando lo ebbero ascoltato pure Lennon e McArtney pensarono “voglio fare anch’io una cosa così” e quando ebbero finito di lavorare presero tutte le canzoni, molte canzoni, a giudicare dal prodotto finito, e lo chiamarono Album bianco, White Album, appunto.


Pier Angelo Consoli.

Nessun commento:

Posta un commento