venerdì 26 luglio 2013

Un Cielo Veramente Pesante. (Kurt Cobain.)



In vita sua Kurt Cobain non si lavò mai i denti. Eppure aveva denti perfettamente bianchi. Diceva che mangiare una mela equivaleva a lavarli. Aveva tutte questi atteggiamenti di chi effettivamente non era mai cresciuto e non aveva mai avuto una famiglia. D’altra parte, penso io, se a ventisette anni ti  spari in bocca con un fucile da caccia, c’è poco da pensare alle carie, nemmeno fanno in tempo a formarsi le carie. Uno degli episodi che mi piace sempre rievocare si riferisce al 1991. I Nirvana stavano scalando le classifiche con Nevermind e avevano già un video che impazzava su Mtv, e ppure Cobain viveva, come per quasi tutta la sua brevissima vita, sul sedile posteriore di una macchina. Complice uno svantaggiosissimo contratto firmato con la Subterrean pop di Jonathan Poneman, la stessa etichetta che, per capirci, prima di fare i soldi veri con i Nirava arrivò a far stampare delle magliette con su scritto “ che parte di Noi non abbiamo soldi Voi non avete capito?”
Quando un amico di Aberden, incrociandolo in un parcheggio, disse a Kurt che ormai era diventato famoso, che aveva fatto i soldi e si era scordato dei vecchi amici, “che effetto fa stare tutti i giorni in televisione?”
Kurt rispose “non ne ho idea, nella macchina dove vivo non ce l’ho la televisione.” Quell’anno ogni singolo componente dei Nirvana guadagnò circa ventimila dollari, praticamente meno di quanto guadagno io.
Interessante è che i figli di quella che poi fu nota come grunge generation, si badi che fino ad allora se aveste chiesto ai Nirvana che musica fate loro vi avrebbero risposto convinti che facevano musica Punk, avessero alle spalle famiglie che praticamente non esistevano. I Cobain, i Novoselik, i Love, persino i Corgan (Billy Corgan degli Smashing Pumpkins era il fidanzato di Courtney prima che Kurt ne facesse la conoscenze e ne fu sempre gelosissimo) erano tutte famiglie disgregate, separate e i cui figli vivevano tutti a casa di amici, sui sedili delle macchine o addirittura per strada.Molta della rabbia del Grunge va quindi cercata nelle statistiche della famiglia media americana di quella che Douglas Coupland definì Generazione X.
Il 1991 è anche l’anno dell’eroina, Kurt comincia a farne uso cercando di lenire quei lancinanti dolori allo stomaco della cui origine non si seppe mai nulla di chiaro. Nella sua testa i maccheroni al formaggio di una certa marca, credo fosse Kraft, ma non ne sono sicurissimo, erano l’unica cosa che poteva mangiare e per parte della vita non mangiò altro. Anche se di solito non mangiava affatto. Probabilmente i dolori allo stomaco erano causati di una forte scoliosi di cui Kurt era affetto, o dal suo rachitismo, è noto per esempio che Kurt indossasse due pantaloni alla volta nel disperato tentativo di sembrare meno Auscwitziano. In definitva Kurt aveva un viso incredibilemnet bello, ma fisicamente era veramente un disastro. Non so a quante ragazze sarebbe veramente piaciuto se spogliato della sua aura da maledetto del Rock n’roll avessero visto quanto in realtà fosse basso, magro e storto.
Altro aspetto interessante del giovane Kurt, l’eroina. Ci vorrebbe un articolo intero solo per questo e non è detto che prima o poi non abbia voglia di tornarci. I Cobain erano una famiglia di fattoni, e la nascita della piccola Francis Bean, in italiano Francesca Fagiolo, (Mio dio ma si può chiamare una figlia Fagiolo? Ma che cazzo!...) non li persuase a cambiare iter esistenziale. Anche da ricchi sfondati, con una figlia in giro, nel 1992, nella credenza di casa Cobain non era facile trovare del cibo. Al giornalista di Rollin Stone giunto per un’intervista Courtney da buona donna di casa offrì biscotti vecchi, “non c’è altro” disse “mi dispiace. Era proprio l’organizzazione che mancava e uno dei pesi che trascinarono Kurt a fondo era la paura di tornare povero, la paura di non sapersi evolvere, e la scelta di togliersi la vita in questo senso si è rivelata lungimirante, a oggi Kurt Cobain è sicuramente il defunto del rock con il fatturato annuo più alto di tutti i tempi. La bambinaia di casa Cobain era Michael Cali Dewitt, un cocainomane che prima di quello era stato lo spacciatore personale di Cobain. Gli si vuol bene a uno spacciatore, sempre, almeno fino a quanto ti fa credito o hai i soldi per pagarlo, gli si vuol bene tanto quanto si vuol bene alla propria sostanza preferita. Dev’essere una specie di transfert, o che ne so, misteri di Jung.
Michael Cali, mio dio, la bambinaia. Alla fine le provò tutte per morire, si sparava siringhe così cariche di eroina non diluite da essere particamente nere. Ma Kurt era un fattone di ferro, entrava e usciva dall’over dose ma non ci crepava mai, un fottuto rachitico d’acciaio. Alla fine non c’era spacciatore in tutta Seattle che volesse dargli la roba. Un morto famoso nell’androne della scale era una sciagura in cui nessuno di loro si augurava d’incappare. Voleva morire e ci provò in un sacco di modi, ormai Courtney e il resto dell’entourage si era specializzato in rianimazione over tossica. Alla fine si è comprato un fucile, almeno così non ci sarebbe stato persicolo che lo rianimassero.

 Pier Angelo Consoli.


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