venerdì 26 luglio 2013

La vita ci farà a pezzi, ancora. Ian Curtis.





Ti dovevi fumare sei pacchetti di Ducados e forse o non avresti più avuto voce o avresti avuto una voce come la sua. Aveva ventiquattro anni quando si disse non  ci vengo in America, mi vedo la Ballata di Strojsek, metto su un disco di Iggy Pop, prendo la corda del bucato e faccio un salto nel vuoto alto come può essere alto uno sgabello. Ventiquattro anni, era il mese di maggio, questo numero, ventiquattro, e mica è uno scherzo avere una voce da oltretomba come quella e dire “salve, mi chiamo Ian e ho ventiquattro anni.” Dirlo ed essere credibile. E poi c’era tutta quella storia dell’epilessia, e una moglie e una figlia, un’amante belga che ti rompe le palle, che vuole che lasci tutto e vai a vivere con lei, i tuoi genitori che ti asfissiano con un posto nelle risorse umane, un posto fisso e lascia perdere sta cazzata della musica che hai una figlia, una figlia che di solito tremi così tanto che nemmeno te la lasciano tenere in braccio, e tutto questo basta per mandare in pappa il cervello di chiunque, pensa quello di uno che praticamente è un adolescente. Ma molte di queste cose se le era cercate lui, non che Ian non fosse una persona tremenda, insicura e possessiva, cattiva molto spesso, maniacale nel voler stare sempre al centro dell’attenzione, svogliato, pigro e indolente, Deborah Curtis per tutto Così lontano così vicino, la sua personale versione della storia, non fa che ripetercelo. E io, ormai lo sapete, sono più incline alle cadute che alle altezze, ma stavolta proprio non ci riesco, per affetto, per come ballava, sciamanicamente davvero esorcizzava il male in un ballo che era un manifesto, che era come dire si sono fatto così, io sono così, ho questo guaio nella testa, e tutta un’altra serie sparsa a vetri rotti sul pavimento di gelido linoleum della mia vita. Uno per cui la disperazione era il paesaggio mentale come per i poeti romantici lo erano le foreste e i grandi laghi. Ian Curtis scrisse “quando l’abitudine corrode a fondo e le ambizioni sono mediocri, e il risentimento impenna, mentre le emozioni non crescono, e noi cambiamo rotta, imboccando direzioni differenti. Allora l’amore, l’amore, ci farà a pezzi, ancora.” Odialo tu, adesso, un ragazzo che scrive così, in una canzone pop, se ci riesci.

 Pier Angelo Consoli.



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