domenica 17 marzo 2013

Suicidi Squisiti N°7 (Aspirazioni pornografiche...)



Faceva il corriere,
la benzina era aumentata troppo
negli ultimi tempi
quel giorno su una curva che si affacciava
su di una scarpata
andò dritto:
colpa delle accise… dissero i parenti.





Faceva il corriere da un anno e mezzo circa. Non gli era mai dispiaciuto troppo, in fondo era meglio che dover indossare una divisa, o stare rinchiuso in un ufficio come un pollo da batteria. Ma negli ultimi tempi era diventato sempre più difficile, il furgoncino era vecchio, sbandava e il costo della benzina si era fatto insopportabile.
E poi la sua vera vocazione erano sempre stati i film porno. Voleva fare l’attore. Ci si sentiva portato, sapeva di averne il talento e gli strumenti. Faceva palestra, si teneva pronto. Sarebbe stato bello fare i soldi con una cosa che gli piaceva fare anche gratis, sarebbe stato come fare il calciatore o il giocatore di poker professionista.
Quando guidava il furgone, in quelle interminabili giornate, si faceva coraggio immaginando film a tema in cui avrebbe potuto recitare.
CAZZI A DOMICILIO
IL POSTINO VIENE SEMPRE DUE VOLTE
NON APRIRE QUELLA PATTA…
 O anche altri, non necessariamente sul tema delle consegne. Ne aveva nella testa uno a tema podistico: CORRI FIGA CORRI!
Era la storia di una maratoneta e del suo allenatore. Lui sarebbe stato l’allenatore…
Ne aveva un mucchio di storie nella testa che quasi se li sarebbe potuto girare da solo. Sarebbe stato il nuovo Rocco Siffredi e per sancire in maniera netta il cambio di testimone avrebbe girato una scena in cui tirando fuori il cazzo davanti all’attrice in ginocchio questa avrebbe detto: “ma sei Rocco?”
E lui “don’t call me Rocco!” E le avrebbe spinto il pene in bocca con grande prepotenza. Gli sembrava ironica, persino Rocco ne avrebbe riso.
Aveva molte ragazze ma nessuna fissa. Non era certo una cosa che si poteva permettere, doveva fare pratica, tenersi in allenamento, la sua era una missione, o almeno così la vedeva lui, una missione. Sarebbe stato da egoisti negare tanta grazia a ogni donna che ne avesse voluto per dedicarsi ad una figa sola. E poi non ci sarebbe mai riuscito. Le donne gli piacevano troppo, non sarebbe mai potuto essere un compagno fedele.
Però una settimana prima aveva ricevuto questa notizia. Una delle sue partner più assidue sosteneva di avere un ritardo. Naturalmente escludeva nella maniera più assoluta che fosse colpa sua, ogni scopata per lui era come stare in un film e non si è mai visto un film porno in cui l’uomo all’ultimo non si tolga per venirle in faccia e in bocca. Nemmeno lo metteva tutto dentro, lo schizzo si doveva vedere e checcazzo.
 Ma lei aveva insistito e anche se era sicuro la cosa lo aveva messo di cattivo umore. Aveva trentacinque anni, avere un bambino era fuori discussione, non sarebbe mai più stato un porno attore. Si sarebbe bruciato, completamente. Così aveva cominciato a pensare che era giunto il momento di darsi una sveglia, basta guidare quel cazzo di furgoncino, doveva buttarsi, fare un provino, chiamare qualcuno. Era pronto e non avrebbe fallito.
Mentre attraversava una stradina di montagna rinvigorito da questi propositi si sentì contento, era l’ultima consegna della giornata, poi sarebbe corso a casa e si sarebbe messo a cercare un’agenzia su internet.
Il solo pensiero glielo fece venire duro e come altre volte aveva fatto aveva preso i fazzolettini sul cruscotto e ne tirò fuori uno per stenderselo sulla pancia. Poi si aprì la lampo e con calma liberò il pene nell’abitacolo. Era sempre felice di constatare che fosse lungo quanto la leva del cambio, e che gli sbattesse sullo sterzo quasi a impedirgli di fare le manovre. Era stato proprio fortunato. Gli voleva bene al suo pisello, ci parlava e se lo coccolava. Era la sua piccola miniera d’oro.
Ci fece colare sopra un po’ di saliva e cominciò a massaggiarlo con un leggero movimento rotatorio. Prima piano e poi più veloce. Si figurava nella testa due o tre donne alla volta che se lo palleggiavano felici.
Affrontava i tornanti di montagna mentre s’immaginava un bel culo con l’ano lubrificato ad arte che lo attendeva, una donna a pecora che invocava di essere sfondata. Mentre ci pensava guidava, e mentre guidava se lo massaggiava. Quando raggiunse l’orgasmo uno schizzo inaspettato superò il perimetro del fazzoletto e mentre abbassava il mento per vedere, una pecora vera, o per essere più precisi una capra di montagna spuntò all’improvviso da un cespuglio. E fu così che il corriere che veniva sempre due volte, venne una volta sola, per l’ultima volta.

Aldo Consoli.

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