Si
uccise perché
non
aveva più
nessuno
con cui
litigare.
Certe vite quando si
spezzano non sono roccia o acciaio, ma come il mese di maggio non fanno nessun
rumore quando succede.
Voi forse non ve lo
ricordate ma io Lester me lo ricordo perfettamente. Lo so che era un disastro,
che non era facile restargli accanto, ma mi ostinai a restargli amico anche
quando, verso la fine, era chiaro che avesse perso la bussola. Scriveva
articoli che non spediva più a nessuno, se li teneva in casa a prendere polvere
nelle scatole delle scarpe.
Ci sono persone cui
devi dare una guerra da combattere se vuoi che respirino. Ci sono cose che
scrisse e disse che avresti voluto anche solo aver pensato; ti veniva voglia di
attaccarti i suoi fogli al collo come un sanbernardo, per poterlo citare e
sembrare altrettanto brillante. La lettera che mi scrisse mi venne recapitata
un paio di giorni dopo che era morto. E fu come se davvero mi fosse giunta
dall’altro mondo.
Era un giorno di
gennaio del 1986.
Caro Marsh-
Hai presente quella menata che “se esiste un paradiso del rock, di sicuro hanno un
gruppo della madonna?”. Be’, non crederci amico mio.
Tutto il talento è
finito dritto all’inferno. Proprio tutto. Qui le attrazioni più grandi sono Jim
Croce, Karen Carpenter, Cass Elliot e – soprattutto- Bobby Bloom! È un incubo!
Cazzo, se mi tocca riascoltare un’altra volta “Montego Bay” mi suicid… (ecco,
vedi, me lo dimentico sempre.)
Ad ogni modo, faccio
domanda di ammissione all’inferno ogni sei mesi ma continuano a respingermela,
perché secondo loro – beccati questa- sono troppo buono! Scrivigli e spiegagli
un po’ come stanno le cose, per favore. Digli che razza di stronzo so essere
quando voglio, Dì alla Uhelszki di farlo anche lei. E a Marcus. (A proposito
mettilo al corrente di quanto apprezzo che si stia scervellando su tutti i miei
vecchi arzigogoli.)
Appena arrivato ho
conosciuto Dio. Gli ho chiesto perché . Sai com’è, a soli 33 anni, eccetera. Ha
detto solo : “MTV”.
Non voleva che mi
toccasse sciropparmela, di qualsiasi cosa si tratti.
Devo scappare, sul
serio. Sta arrivando un altro armento di anziani apprendisti arpeggiatori. Che
suonano “Stairway” degli Zep, naturalmente. In sta città del cazzo è l’inno
nazionale. Non c’è nessuno che conosce gli Elgins, non capisco perché. Dammi
retta, Dave. Il paradiso era Detroit, nel Michigan. Chi lo avrebbe mai detto?
Tuo per l’eternità,
Bangs.
Per vivere aveva fatto
il critico musicale, oggi le sue
recensioni sono state raccolte in grossi volumi e non sono più considerate
semplici pezzi per fanzine. Aveva formato una band, i The Delinquents. Cantava
e suonava l’armonica. Era davvero un musicista tremendo ma sarebbe stato meglio
mentire e dirgli che non sapeva scrivere, piuttosto che dire la verità col fatto
che come cantante non valeva una vacca indiana, lo avresti ferito.
Parte del problema era
la consapevolezza, molto dell’incanto svanisce quando conosci bene gli
ingranaggi. Parlava di Bowie e diceva che nonostante il talento era stupido
come la merda. Lo aveva conosciuto quando non era ancora così famoso. Quello
che mi piaceva di Les è che era sempre capace di vedere le cose per quelle che
erano.
Il suo eroe era Lou
Reed. Stessa cosa per Peter Laughner che fondò i Pere Ubu. Lui di Lou Reed ci
era morto. Si disse pancreatite, ma noi sapevamo che era per Lou, per imitarlo
e farsi di quello che si diceva si facesse lui, così come la diagnosi corretta
della morte di Elvis era stata “PANINO!”
Volevano tutti essere
Lou Reed, ma erano finiti male, tutti tranne Lou.
Quando a Lester toccò
intervistarlo si ubriacò tanto da non riuscire a stare in piedi.
«Com’è Lou?» Chiesi
«una testa di cazzo, UNA GRANDISSIMA
TESTA DI CAZZO!»
Non disse altro.
Si rispettavano e si
odiavano come l’America e la Russia. Sentivano entrambi di appartenersi con
odio anche solo per avere un motivo per superare se stessi. Dopo
quell’intervista salutò nel suo articolo Metal Machine Music come l’opera di un
genio e credo che fosse l’unico critico musicale di tutto l’occidente a
pensarla in questo modo.
Aveva poco più di
trent’anni quando lo trovarono sul pavimento della sua stanza pieno di Quaalude
e Darvon e Valium e alcool. Magari nemmeno intendeva farla finita ma ci sono
volte in cui una, due, tre il numero poi te lo scordi e continui a ingoiare
merda fino a svenire.
Non era molto felice
negli ultimi tempi, si era isolato, un tipo così rissoso e polemico come Les e
nessuno con cui litigare.
Aveva corso sul cuore
del rumore, qualunque forma di pace lo avrebbe fatto sentire come un plutoniano
abbandonato sulla terra.
Ci sono degli anelli
spezzati in ogni generazione, la mia, quella prima, la vostra, il mio si chiama
Lester Bangs.
Aldo Consoli.
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