domenica 4 dicembre 2011

Fuga In Faye

La videro sulle rive del Liffey, mentre versava una pinta di birra nell’acqua sporca, il meteo parlava di sprazzi di sole a Dublino quel giorno, ma nessuno se n’accorse.  
Altri mi telefonarono da Parigi, dissero ho visto la donna che cerchi, quella col nome di uno dei grandi registi, solcando la Senna su un bateau mouche, col suo cappotto rosso e la sciarpa a pois neri, un battello lento sventolante bandiera Svizzera che rompeva secoli di neutralità distribuendo cioccolatini alla cannella.
Un telegramma dalla Danimarca recitava testuali parole “CRISTIANIA RIAPERTA –STOP- AVIAZIONE DI CARTA CONTRO LA POLIZIA- FAYE SCRIVE SUL MURO VERNICE ARANCIO SIAMO SOLO FUNGHI DEVIANTI- STOP“
Erano settimane che era scomparsa, una valigia piena di Kune Croate, la stanza dell’hotel Vesuvio setacciata dalla polizia italiana, una pistola di porcellana da un colpo solo, con cui aveva provato a  rapinare il Banco di Napoli, ma le era caduta nella cabina della banca cercando il cellulare, poi aveva dirottato  un Tir con gli occhi dolci fino alla frontiera.
A Barcellona una cartolina m’informava che aveva avuto la concessione comunale per esibirsi sulle Ramblas ma l’aveva ceduta ad un incantatore di formiche perché un mandato di cattura internazionale l’aveva portata ad un passo dall’ETA, un terrorista l’ha condotta a Granada e l’ha baciata sussurrandole all’orecchio il segreto di Garcia Lorca.
A Londra era uno squot vicino alla terza zona, a Bratislava s’inginocchia in una chiesa azzurra. Smisi di cercarla o almeno ci provai fino a quando un messaggio in una bottiglia giunta sul mio zerbino dalle mani di un amico comune diceva “TI PROMETTO CHE NON DIROTTEREMO UN AEREO PER LE HAWAII MA NON POSSO PROMETTERTI CHE NON FINIREMO A DORMIRE SU UNA BARCA O A SUONARE DAVANTI A UN  PUBBLICO RISICATO IN UN PICCOLO LIDO SU UNA SPIAGGIA A GENNAIO.
SO CHE TI TROVERO’, CONTINUA A CERCARE.”  

  

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