venerdì 30 dicembre 2011

A Papa piace Pampino calzoncino


 Gli alberghi, gli autogrill, si somigliano tutti e finisci col confonderli. Cercavo in qualche modo di non vivere come un trafficante, capivo che il guadagno è una vita in un luogo di confine mai familiare.
“Ad Anversa Klaus ci porterà le foto”
“sono russi, sono giapponesi”
“a loro servono i loro occhi, i loro polmoni”
“certe volte gli servono interi, vivi” spiego al telefono. In albergo apro i file che mi ha consegnato. La foto numero uno è un bambino cinese, danno a questi bambini nomi finti, i clienti vogliono sapere, probabilmente desiderano in ogni caso fingere che sia possibile instaurare un rapporto di intimità reale. Così il numero uno è Kim e il numero due è Mario.
Mario è biondo e sembrava così felice. Tre o forse quattro anni al massimo.
Questi sono i figli di qualcuno, qualcuno è vivo, qualcun altro è morto. Sono i figli di chi non osa darsi pace, di chi celebra l’anniversario in tv, finendo col piangere tutte le volte, farsi coraggio, convincersi che non si può perdere la speranza.
Sul computer vedo azzerarsi questa speranza, forse, se qualcuno commetterà un errore, sarete i nuovi Natasha Kampusc, e forse qualcuno vi chiederà un giorno come è stato stare tanto tempo lontani da casa, e com’è ora avere sedici anni e non riconoscere vostra madre.

Faye Goddard

Belsen was a gas, Sex Pistols.


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