giovedì 15 marzo 2012

Cockatil nelle mutande

Il Museo Nitsch sta a casa di uno, un gallerista innamorato di tutto quel sangue.
Ci siamo chiesti come si fa a fare sempre la stessa cosa da trent'anni,
la risposta di Giovanni è stata:
E' una pippa, tutta una grande pippa per ricconi.
La parola che userei io è suggestivo, ma non sono sicuro che sia in senso buono.
Troppo sangue, troppi rituali stantii, troppi maiali morti.
Sono francamente un po' stufo dell'uso del cristianesimo e dei crocefissi nell'arte contemporanea.
La giornata si era aperta con tutte le grandi aspettative legate al calcio Napoli.
Avremmo voluto passare il turno di coppa dei campioni e io per tutto il giorno a lavoro avevo sognato persino di poterla vincere.
Quando abbiamo perso la strada ci stordiva di un silenzio irreale.
Fagotto non disse una parola fino a casa e mi stupii che non si fosse rifugiato da qualche parte a bere fino al mattino. Provai a rincuorarlo con una pacca sulla spalla, ma capivo che si sentiva come tradito,
la sua passione per il calcio è una cosa seria, una cosa uguale da trent'anni circa, come le croci, il sangue e i maiali morti per Herman Nitsch, solo che nessuno si sognerebbe mai di farci un museo in casa propria.
Io dissimulai la delusione cercando di parlare d'altro.
Alla mia ragazza facevano male i piedi
i primi soffi di primavera l'avevano convinta ad abbandonare gli stivali, ma fu una pessima scelta.
Tornati a casa ci chiudemmo in camera e facemmo l'amore perché ne avevamo voglia e perché in qualche modo la serata era partita con il desiderio di ottenere e io tradito dal calcio non volevo essere tradito anche dall'amore.
Così ho scoperto che il mio nuovo deodorante puzza di vodka a melone
la prossima volta, ho detto, me lo spruzzo sul pube
così da avere un cocktail nelle mutande.

Faye Goddard.

Stella. Dente.

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