domenica 25 marzo 2012

Santi in sciopero.



Lanciavamo piccole emozioni a questo mondo girando con il materasso sulle spalle. I cuori aperti con le serrature a pezzi. Sognavamo io e te, ingenuamente. Le nostre danze quotidiane dentro le lenzuola come due folli, aggrappati alla paura che il tempo stava finendo. Le nostre promesse angoscianti, con l’ardore delle labbra, e il fumo delle sigarette, mangiando carne in scatola, ci aiutavano ad allungare i piedi e guardare l’alba di domani. I nostri racconti mentre ci consumavamo a vicenda sugli scogli del lungo mare, non erano parole dedicate alle onde del mare ma sputi in cielo che ripiombavano sulle nostre facce. Le minuscole gesta quotidiane che abbattevano la monotonia e l’ansia delle giornate, ci salvavano dai muri bianchi che ci circondavano. Il nostro amore che fioriva in questa città senza preghiera, chiusa ermeticamente dentro le coscienze prosciugate dai supermercati e dai motorini, ci chiudeva come una bomba a grappolo pronta a schiantarsi. Il tuo, il mio, il nostro, di noi, di noi ,di noi, di te, di me, di me e te, di noi tre, io con lui, tu con lui, noi con lei, lei tra me e te, avanti, dietro, il 69.L’orizzonte e il tramonto, erano applausi gelidi. L’ordine ti ha cancellato, ti ha espulso da questo grembo di normalità. L’amore è come il cane randagio che ogni notte al buio scava nei cassonetti dell’immondizia e ringhia con i denti da fuori a ogni passante, per paura di essere derubato. Cosi anche l’amore , mangia gli avanzi dell’altro. Le tope non guariscono un cuore e tu non puoi più correre e oggi non sei un miracolato perché i santi hanno scioperato, i loro miracoli erano sottopagati da un padrone senza pietà.

 Shpati.

 Somebody to love. Jefferson airplane.

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