lunedì 26 marzo 2012

Lo scatto di Emil.



Non ho abbastanza talento per correre e sorridere insieme.” (E. Zatopek)


Corri Emil! Corri”, gridò suo cugino Aleksander. La loro palla di stracci, appesantita dall’acqua, stava rotolando rapidamente verso il dirupo, prendendo velocità sull’erba bagnata. Se avesse varcato quella linea sarebbe scivolata giù fra le rocce e fra i rovi che costituivano il confine naturale della campagna del nonno. Non l’avrebbero più recuperata e sarebbero passati mesi prima di poter mettere insieme tutti gli stracci necessari per dare forma ad un altro pallone. Questo pensava angosciato Aleksander in quei pochi interminabili secondi. Emil puntava i piedi per terra, mulinava le sue brevi leve mettendo nelle gambe tutta la forza che un bambino di 6 anni poteva avere. Era veloce Emil, ma era anche il più piccolo fra i suoi cugini ed i loro amici e per questo veniva sempre confinato a fare il portiere. Aveva però uno scatto bruciante che gli altri bambini potevano solo sognare. Agguantò la palla proprio sull’orlo del precipizio tuffandosi come aveva visto fare al suo idolo Planicka quando il papà l’aveva portato a Praga a vedere qualche mese prima Cecoslovacchia – Italia.
Tutti i bambini, compresi quelli della squadra avversaria, gli corsero incontro e lo abbracciarono come se avesse fatto gol all’Ungheria. Aveva salvato il bene più prezioso che quei pochi ragazzini di campagna possedevano. Aleksander gli strofinò forte il pugno sui capelli tagliati cortissimi per via dei pidocchi, come se stesse strigliano il dorso di un mulo. Poi lo abbracciò e lo sollevò e gli disse: “Sarai un grande Emil!”. Per quel giorno e per molti altri a venire sarebbe stato un eroe.

Dwarves in China

Run baby run.  Garbage

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