domenica 4 marzo 2012

Credo sia un addio Faye Goddard.

"Non si tratta di questo" disse
"non è amore ma seppure fosse amore non cambierebbe niente."
Fissava il grande palazzo che prepotentemente nuovo
si ergeva tra le vecchie case
stridendo che tutti finivano col paragonarlo ad un cazzotto in un occhio.
"non posso cambiare, smettere di essere come sono, restare in un posto, farmi una famiglia, avere un lavoro normale. Io non sono come te, lo capisci?"
Lo capivo, certo, ma ciò che non capisco è l'ostinazione a non governare la propria esistenza.
La voglia di paragonarsi alle foglie.
Non dire non posso, dici non voglio Faye, altrimenti non ha senso...
"allora non hai capito..."
forse no, davvero, forse no.
E' troppo facile dire che non ci si può fare niente, che non si può cambiare
che siamo fatti così, se non lo capisci, se non lo accetti allora resti indietro.
Quando le cose finiscono c'è sempre qualcuno che resta fermo e qualcun altro che si muove
e come una locomotiva parallela
quasi per un attimo ti pare che ti stia muovendo pure tu
ma è solo un effetto ottico.

Con e su Faye Goddard.

Quasi adatti. Tre allegri ragazzi morti. La testa indipendente.

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