venerdì 27 aprile 2012

Bill.

Lo potevi vedere li, nell’angolo più scuro dell’ultimo locale, tra birre ormai vuote e le piene ancora da arrivare. Lo potevi ascoltare, nei respiri tra avide sorsate, parlare di donne, vita ed arte, all’ultimo degli arrivati, a te, a nessuno. Era li per il fatto di esserci, perché doveva esserci e ne avevi bisogno tu ed il mondo. Era li perché li ti aspettavi di trovarlo, a sorriderti e chiederti di sedere accanto a lui. Tu l’avevi creato anni fa, da una costola di te, chiamato ad interpretare un ruolo che non avresti mai avuto il coraggio di interpretare. Ed ora era li a vivere la maledizione beata che gli avevi cucito addosso e tu che restavi ad ascoltare le tue parole dalle sue labbra.
Gli ascoltavi pensieri sulla brevità della vita, sulla fobia della vecchiaia e storie, tutte quelle che aveva da raccontarti. Ed erano tante o forse una che le racchiudeva tutte. Lo ascoltavi ritrarre visi di donne, tutte quelle che aveva amato, che avresti voluto amare, e paesaggi, tutti quelli che aveva scoperto, che avresti voluto scoprire. Lo vedevi ballare e cercare tra i passi incerti e scomposti le orme della gioventù intorno a lui, troppo veloce,troppo leggera! E lui lo sapeva, a lei aggrappato, con un sorriso a forma di uncino.

Tanerc.

Hold on. Tom Waits.  

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