sabato 7 aprile 2012

Sesso e Paranoia.


Mi avviavi a piedi, lungo la massicciata autostradale, lo lasciai nella grossa decapottabile che ancora dormiva parzialmente vestito, sotto un cielo incandescente e gelido del colore della polvere da sparo.
Ero esausto e attraversavo la lingua di cemento a piedi, come un pellegrino disperato che aveva smarrito la cometa per propria colpa e non riusciva a farsene una ragione.
La mia sciarpa rossa fendeva il grigio del cappotto, del cielo e dell’asfalto. Erano le cinque del mattino.
L’autostrada era deserta e io mi sentivo svuotato e instabile, cercando di scappare più lontano possibile.
Il ventunesimo secolo e la sua trappola, il cui collante è il sesso e la cui struttura è la paranoia.
Mi lasciavo alle spalle un uomo nudo in una enorme decapottabile americana, grigia come il cielo e l’asfalto, come i miei capelli e il mio cappotto, capivo trascinandomi che il sesso è una forma stilizzata di politica poiché implica e mette in scena all’essenza lo sfruttamento.
La dinamica hegeliana del servo padrone non era mai stata così piacevole e compromettente.
Apostolo dell’estetica ballardiana mi svincolavo dalle maglie del secolo d’appartenenza, consapevole che la consapevolezza non salva e non educa, ma solo svuota.


Faye Goddard.

Goodbye kiss. Kasabian  

Nessun commento:

Posta un commento