lunedì 16 aprile 2012

Il calcio al tempo dei Sentimenti.


L’arbitrò indicò il dischetto con piglio accusatorio. Al centravanti, a terra dopo il vistosissimo fallo, si riempirono gli occhi di terrore. Non si sarebbe preso la responsabilità di tirare quel rigore che poteva valere una stagione. Non con quel portiere che già gli aveva già parato di tutto in quella partita e che era indiscutibilmente il più grande pararigori che il calcio avesse mai conosciuto fino a quel momento. 9 consecutivi solo in quella stagione ed ai più grandi attaccanti del campionato italiano, nemmeno se avesse stretto un patto col diavolo. Si contorceva in terra, tenendosi la caviglia, anche se la botta l’aveva ricevuta allo stinco. Quando il suo capitano gli si avvicinò per chiedergli se se la sentisse di tirare, senza dire una parola, scosse il capo e chiuse gli occhi per dare prova di quel dolore insostenibile che gli impediva anche di rialzarsi. Il capitano si rivolse con lo sguardo agli altri giocatori, tutti facevano finta di non capire, tutti sapevano bene che non sarebbero mai riusciti a segnare a quella specie di stregone. Rivolse poi il suo sguardo al suo allenatore, aprendo le braccia in segno di rassegnazione. L’allenatore prima inveì a voce alta verso i suoi giocatori accusandoli di non avere le palle necessarie per giocare a calcio, poi fece un fischio in direzione del suo portiere, lo chiamò per nome: “Lucidioooo”. Poi gli disegnò con la mano il percorso che separava le due aree di rigore. Lucido, si indicò il petto come per dire: “Io? Proprio io?”, poi allargò le braccia e, a testa bassa, cominciò a correre verso la parte opposta del campo. Era suo fratello maggiore Arnaldo quello che l’aspettava, quello che faceva il suo stesso mestiere e che era considerato il più forte di tutti. Quando arrivò a raccogliere la palla, Arnaldo lo guardò negli occhi e accennando un mezzo beffardo sorriso, gli disse: “Ma che sei venuto a fare? Tanto te lo paro!”. Lucidio fece il duro e serissimo gli rispose: “Non metterci le mani che tiro forte. Te le spezzo!”. Arnaldo quel pallone lo raccolse dal sacco e Lucidio se ne tornò in porta, con la stessa testa bassa con cui era venuto.

 Dwarves in China.

La leva calcistica del 68. Francesco De Gregori.

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