L’arbitrò indicò il dischetto con
piglio accusatorio. Al centravanti, a terra dopo il vistosissimo fallo, si
riempirono gli occhi di terrore. Non si sarebbe preso la responsabilità di
tirare quel rigore che poteva valere una stagione. Non con quel portiere che
già gli aveva già parato di tutto in quella partita e che era indiscutibilmente
il più grande pararigori che il calcio avesse mai conosciuto fino a quel
momento. 9 consecutivi solo in quella stagione ed ai più grandi attaccanti del
campionato italiano, nemmeno se avesse stretto un patto col diavolo. Si
contorceva in terra, tenendosi la caviglia, anche se la botta l’aveva ricevuta
allo stinco. Quando il suo capitano gli si avvicinò per chiedergli se se la
sentisse di tirare, senza dire una parola, scosse il capo e chiuse gli occhi
per dare prova di quel dolore insostenibile che gli impediva anche di
rialzarsi. Il capitano si rivolse con lo sguardo agli altri giocatori, tutti
facevano finta di non capire, tutti sapevano bene che non sarebbero mai
riusciti a segnare a quella specie di stregone. Rivolse poi il suo sguardo al
suo allenatore, aprendo le braccia in segno di rassegnazione. L’allenatore
prima inveì a voce alta verso i suoi giocatori accusandoli di non avere le
palle necessarie per giocare a calcio, poi fece un fischio in direzione del suo
portiere, lo chiamò per nome: “Lucidioooo”. Poi gli disegnò con la mano il
percorso che separava le due aree di rigore. Lucido, si indicò il petto come
per dire: “Io? Proprio io?”, poi allargò le braccia e, a testa bassa, cominciò
a correre verso la parte opposta del campo. Era suo fratello maggiore Arnaldo
quello che l’aspettava, quello che faceva il suo stesso mestiere e che era
considerato il più forte di tutti. Quando arrivò a raccogliere la palla,
Arnaldo lo guardò negli occhi e accennando un mezzo beffardo sorriso, gli
disse: “Ma che sei venuto a fare? Tanto te lo paro!”. Lucidio fece il duro e
serissimo gli rispose: “Non metterci le mani che tiro forte. Te le spezzo!”. Arnaldo
quel pallone lo raccolse dal sacco e Lucidio se ne tornò in porta, con la
stessa testa bassa con cui era venuto.
Dwarves in China.
La leva calcistica del 68. Francesco De Gregori.
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