Lui era te come
non avresti mai saputo essere, non avresti mai trovato il coraggio di poter
essere, era una parte di te, quella più forte perché soppressa, una fiera in
gabbia che addenta sbarre ogni giorno più dure,
quanto più intensa è questa terrificante, pacata rassegnazione. Provavi
a leggere la sua vita come un mosaico troppo da vicino e quello che distinguevi
erano solo le singole, infinite, meravigliose tessere, i suoi racconti. La sua
vita ti sembrava allora una somma di vite, ognuna di esse breve quanto un
respiro, fino a quello che sarebbe stato, alla fine di tutto, l’ultimo. Nel
freddo della sua ombra avresti condannato l’arroganza con la quale credevi di
poter ridurre la vita ad una ed una sola via, mentre ognuno dei tuoi attimi ed
atomi, vissuti e pesanti, ti sarebbe sembrato inutile, quanto il calore alla
neve. Poi ti saresti accasciato tra i
resti delle tue certezze, cercando di comporre un’unica, ultima speranza, una
rivoluzione! Ma il fuoco dell’ispirazione
è fuoco di paglia ed i tuoi passi già lasciavano orme su una sottile
coltre di cenere. Presto questa avrebbe ricoperto ogni cosa e tu dimenticato
come distinguere i colori dai grigi. Un copione già scritto. La differenza tra
te e lui: per te quella notti in cui vi incontravate sarebbero finite al
mattino, per lui… lui non riuscivi ad immaginarlo al di la di quelle notti.
Tanerc
J.S. Bach, english suite n.1, sarabande.
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