venerdì 27 luglio 2012

Afrodite.

37) Il solito pensiero “allacciare i lacci intorno al collo”. Il noir della tua vita, delle tue emozioni delle ultime boccate di sigaretta, era presente ormai da mesi. Il ricordo di quelle parole. Lui e lei, e tu con le tue scarpe verdi e lacci bianchi. La passione è rosso, ripetevi sempre. I dettagli erano il tuo forte, rosso e lacci. Pronti per l’uso. Per mesi ore e minuti avevi consegnato i tuoi sogni, le tue timidezze. Il tuo cuore per lui non era più un grande castello, con una miriade di stanze, ma era diventato un grande salone per un unico ospite, per un unico amante, notturno e non. Orgoglio. Ti piaceva sentirti donna. Quando faccevi l’amore non toglievi mai le scarpe, perché pensavi sempre meglio fuggire nuda e piedi caldi che coperta e senza scarpe . Eri quella che per ogni attimo attingeva dalle noie degli altri e li rendevi forza per te. I loro insuccessi erano la tua adrenalina quotidiana, la droga notturna. I loro sogni irrealizzati erano l’eiaculazione perfetta, e le loro masturbazioni impotenti erano la tua virilità. Li guardavi negli occhi e vedevi solo corpi che ronzavano intorno come mosche intorno alla carne scaduta. Ma per lui, avevi fatto il miracolo di San Gennaro, amavi scalza. Perché ogni emozione bisogna sentirlo pervadere dal palmo del piede, senza scarpe antinfortunistiche . Pensieri e lacci. Amavi il mondo, non eri l’uomo della caverna platoniano, neanche il dubbio cartesiano, sentivi il bisogno di portare un paio di scarpe sotto i piedi e un paio di stivali sulle spalle, come fine della ragion pura. Perdeva sempre le scarpe lui, e tu non chiedevi. Le lasciava all’entrata, alle amanti come segno di riconoscimento. Amante perfetto. Non capivi, credevi che l’uomo ormai ha raggiunto la parità anche nelle scarpe. Credevi a lui, al suo cuore e alle sue parole. Ma basta, quel giorno avevi guardato i suoi piedi mentre ti accarezzava, mentre ti sussurrava le sue bugie, e avevi visto quello stivale femminile, e avevi chiesto e questi. E lui impaurito si era girato, si era stretto intorno a se, aveva guardato i tuoi occhi lucidi e disse “ chiamami Afrodite”



Shpati

Nessun commento:

Posta un commento