giovedì 26 luglio 2012

La versione di Shpati. La sfida atto secondo.

Shoesaholic. Un legame intimo, particolare, un poco come svegliarsi la mattina e avere tanti amanti, stipati in quell’armadio. Scarpe, scarpe e ancora scarpe. Seduzione in armadio, pronte, tutte in fila, collezionate come i propri pensieri, con un ordine di importanza e di colore. Stivali a tutta coscia sul fondo per sostenere il movimento ondulatorio del corpo. Décolleté dal tacco impetuosso, zatteroni, anfibi, pantofole pelose a muso di topo e ciabattine oro con tanto di piume di pavone. Il tutto mescolato a infradito miste. E lì, inciso sulla fibbia dell’ultimo sandalo, un grande scritta ” Prendimi “. Mai disfarsi di loro, dentro a quell’armadio che diventa il museo personale di ogni donna, il trofeo della seduzione, le figlie di Afrodite, nuda ma con i sandali. Le cenerentole moderne. La glorificazione del tempo, di quei momenti eccitanti, nelle strade. Mai disfarsi neanche quando si fa l’amore, togli tutto ma non quel gigantesco tacco, che ti eccita sopra al petto, simbolo dell’eros. E il loro girotondo mentale rispecchia il tipo e il colore, la grandezza e la comodità. Il movimento psichico coincide alla perfezione con scarpe,scarpe e scarpe. Azzurre, rosa, verdi fosforescenti, e tanti colori, l’arcobaleno nella casa, nell’armadio. Arcobaleno per i piedi. Ossessione eccellente, sintomo pragmatico del loro essere, mezzo di attrativa e fascino. Scarpe, scarpe, e ancora scarpe, e tu con la tua coppia di mocasini, cerchi di dare ordine, di farla innamorare per l’ennessima volta, come la prima volta, come fosse la primavera, come fosse il coriandolo che scoppia, ma non hai fatto il conto con la sua mente che eguaglia alla perfezione il numero di scarpe.


Shpati.

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