mercoledì 4 luglio 2012

Una strada per nessuna parte.


Passarono, cadendo, stelle, invano e lui non se ne accorse.
Dormiva mentre tutti noi ci accecavamo
negli estivi giorni propizi per accaparrarcele.
Strisciavano morenti e parevano cuori di bue lanciati in un buio stagno sassoso
legati a un filo elettrostatico.
Assorto, oltre il vetro, non si accorge
non zavorra le sue storie e lascia che passino
ma i personaggi sono aria da freddare.
So che non è poi così reale la fretta, che è troppo giovanile e scontata
e affondo certe volte in una gioia di zolfo
ma poi tutto passa.
Invisibile, insensibile e presente
il profumo alle narici non lo vedi arrivare
tutte le volte ti sorprende
la gioventù resta fame di un adesso che è quasi toccare
e tutto genera gastrite che ti lavora come al tornio.
La rinuncia avrà sempre un premio.
Questo schioppo di gioia, questa mia piccola indisciplinata
un mio colpo ridicolo, un rimando suicidio.
Colpiscimi come sotto una coperta
come una tortura sovietica per parassitismo
stretto in un lenzuolo bagnato, per non lasciare i lividi.
Non hai tracce addosso, niente segni, ma sei sicuro?
Spesso tutto il male sembra che me lo sia sognato.
Quante volte avevo pensato di non voler mai essere esistito.
Vicini senza parlare, poi Pavel scrisse che voleva sapere a cosa stessi pensando.
Dissi niente, non pensavo davvero a niente che si potesse definire.
Non si può davvero non pensare a niente, scrisse.

Faye Goddard.

Nessuna canzone o suono, per scelta.

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