sabato 26 maggio 2012

Facce stampate e non riconoscersi.


Era quel modo di aggiustarsi i capelli. Li avevi fatti crescere perché volevi sapere se erano lisci o ricci. Ti arrivavano alle spalle coprendo il collo, certe volte li tenevi davanti agli occhi come per proteggerti da un agguato, ma poi li scostavi e li passavi dietro le orecchie, questo quando eri davvero nervoso. Li avevi fatti crescere per capire, ma non avevi capito. Nella vasca, come nella culla, cercavi la luce giusta, immagini tutte le volte come sarebbe stato passare davanti a una vetrina e osservare la tua faccia stampata su un libro e non riconoscersi. Guardavi molti film e la tua immaginazione lo subiva. Ti osservavi da fuori, ma non riuscivi a mettere a fuoco. Il gatto scattava sempre all’improvviso e osservava il nulla, certe volte miagolando. Pensavi che fosse capace di vedere la gente morta. È una cosa riscontrabile in molte culture. Allontanavi questi brutti pensieri, ti spaventavano a morte. Ci sarà sempre tempo, e ci credevi. 


Faye Goddard.

Nessun rumore. 

 

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