lunedì 7 maggio 2012

Trimalcioni senza una lira.

Le parve che l'umanità migliore fosse un riflesso della miseria
che avesse solo quella le chiavi per fregarsene
per trovare nella bestemmia una bellissima storia.
Pugili senza secchi in cui sputare, e angoli in cui tornare
tutte le volte che la campana li sollecitava al riposo
centravanti senza mezze punte al rimorchio
che arruginivano nel rimpianto di quella volta in cui
era passato il treno buono ma non erano saliti.
Giocatori che azzardavano sulle gradinate d'ippodromi di periferia
urlando dietro al culo dei cavalli
gente che si perdeva e si ritorvava
lacrime di don perignon
risate effervescenti e grandi abbuffate a spese d'altri.
Trimalcioni senza una lira
gli splendidi di corsa verso il baratro
con in tasca ancora le lettere delle donne perdute d'un soffio
e quelle che non sarebbero mai state ricevute
come occasioni mancate per sapere se era vero
che avevate entrambi una possibilità
che si lasciarono cadere insieme alle altre carte buone della vita 
con quel sorriso all'Alberto Sordi
quel sorriso che significava non vado via per sempre, vedrai
troverò un modo, farò una fortuna e moriranno tutti d'un invidia bastarda.
Tornavano da New York o da Shangai
tutte le volte con  la faccia di chi aveva già visto tutto anche prima di partire
nel bar sotto casa
con palle grosse come porchette
a raccontare che ne avevano viste di cose, ma sai, New York non è poi sta gran cosa.
Dio si prenderà cura di loro
ti dicevi
perché sono angeli
e gli angeli quando fanno il male
non lo fanno se non a se stessi.


Faye Goddard.

Celentano. A Toys Orchestra.


Nessun commento:

Posta un commento