domenica 13 maggio 2012

La verità senza prospettiva.


I miei ricordi come i soffioni si disperdevano nei prati a piccoli gesti stanchi
per te che le parole erano più pesanti dei fatti
la stessa città non ci avvicinava mai
e il giorno che venisti a vedere casa mia 
e mi pareva che non volessi andare via
e forse ero solo io
che raccontavo la verità senza prospettiva
e poi desiderare che tutto sia finito e non provare più amore
allontanarti
e le donne di cui capivo i sentimenti spingendo gli accoppiamenti come una sonda  
e la prima che mi dice ti amo
 è la prima che mi ha perso, ti dissi, perché sono stanco
senza provare niente facciamo tanto ventunesimo secolo,  ti pare?
io che voglio amare niente
che sono un soffione
che sono aria viziata
che sono niente e non voglio più niente
le passeggiate esoteriche tra i fantasmi del passato
le donne passate e quelle presenti che ricordo appena
e io non sono solo
sono oltre la solitudine come un asceta che non ha scelta
voler bene a qualcuno e aver voglia che qualcuno te ne voglia
mentre precipitano i satelliti
ti darò un passaggio per tornare e per non prendere freddo
le file in ambulatorio
i test per non annegare
stringerti perché non avessi paura del futuro
e poi la gioia, i preservativi, i  negativi e le paranoie che non ti facevano venire
le tue perplessità
la vita ciclica
il tuo compleanno
giocare a fare le domande e dirci tutto quello che non c’eravamo mai detti
i tuoi difetti
i miei
l’appartamento al buio mentre imparavi a suonare la chitarra al lume di candela
i libri che non hai mai letto
quelli che ti ho lasciato
le storie che ti raccontavo
che ancora albeggiano sui miei fogli bianchi
e tutti gli orologi fermi come quelli alle stazioni 
che si ricordano delle deflagrazioni
il giorno che dicesti
mi sto abituando che non ci sei
i giorni di piombo
il mese di luglio
i miei che si lasciarono, mia nonna che muore
e tu che già sbiadivi
che ti smarcavi
che ti ritrovavi uguale e più sola tra le braccia di un altro uomo
mentre le mani ancora lampeggiavano e si avvertivano del blocco
la gelosia
tu dici malriposta
io dico lo sapevo
il mio lato molto femminile
cercare punti di forza nella fragilità e trovare l’indifferenza
e i desideri che mi affannavo ad esaudire
postando le canzoni su muri digitali
per mentirti non ti penso
le poesie delle cinque del mattino
sotto i cuscini e sul tavolo della cucina
il caffè che non saliva
la sigaretta che si consumava
i dilemmi sul lavoro
e io ero l’edera e tu la margherita
tu che sei da cogliere e io da sradicare.


Faye Goddard.

Tu e me. Verdena. 

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