Bill
era cresciuto senza un padre, anche se un padre ce l’aveva in fondo ed era la
cosa peggiore. Lo diceva sempre Bill, ma dovevi essere bravo tu ad ascoltarlo e
non erano parole quello che dovevi cercare. A volte parlava così Bill e solo in
pochi lo seguivano ed erano sempre i discorsi
migliori, quelli non detti, nelle pause tra le parole. Quelli che sembrava fare
soltanto a te e forse era questo a renderli speciali. Era la cosa peggiore
perché ti toglie il diritto di immaginarlo migliore, tuo padre, diceva Bill.
Cose del genere le potevi ascoltare se solo eri pronto a trovarle. Lui lo
vedeva ogni giorno suo padre confondersi sempre più con il niente, anche se ci
aveva provato, da bambino, a conservarlo, a mantenerlo in vita. Quando si
tormentava a cercare quanto di lui fosse in suo padre, a cercare qualcosa che
li legasse oltre il coito che l’aveva concepito, oltre a sua madre. Ma erano
diversi, tanto da ignorarsi a vicenda. No, se non ci fosse stato quel sangue,
non si sarebbero neanche mai conosciuti lui e suo padre. Avrebbero vissuto
entrambi la loro vita, senza che mai le due si fossero incontrate, che poi è la
cosa più facile in questo mondo, non incontrarsi.
Eppure loro non potevano, in quel poco di spazio, tra mura tirate su a forza di
DNA ; si incontravano invece, ogni
mattina, ogni giorno a dividersi l’ossigeno in quei pochi metri quadri di
routine. Ti manca l’aria perché il tuo tormento respira sempre più di te,
diceva Bill. Hai bisogno di spazio e magari lo trovi tra le corde di una
chitarra e magari poi esci fuori in cortile a sentire come suona tra le foglie,
tra la gente e magari scopri che è sopra un treno che suona meglio...quel
treno. Non lo rivedi più tuo padre, ma ci sono gli specchi a ricordartelo…
A
volte diceva cose così Bill, ma tu sembravi l’unico ad ascoltargli quelle
storie… che non raccontava.
Tanerc
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